Chi siamo noi per giudicare?
Caro Padre Enzo,
ho un urgente bisogno di te. Scrivo con incisione questo bisogno in quanto veramente da sola sento di non farcela, anche se so che non sono sola. Ti spiego il problema: una mia amica-sorella mi ha confessato in preda ad un pianto ininterrotto di aver parlato con il figlio venticinquenne il quale gli ha rivelato di essere omosessuale. Ti lascio immaginare il colpo preso e quando l’ho saputo non pensavo alla natura diversa del ragazzo, ma all’angoscia che avvertivo nelle sue lacrime e ancora più al pensiero che Gio- vanni aveva affrontato questa sua diversità da solo senza parlarne con nes- suno visto che ha fatto la sua scoperta intorno ai 13 - 14 anni. Guardando oggi questa mamma sto vivendo lo stesso dolore di Maria sotto la croce, addolo- rata e per giunta lei lontana dalla chiesa. Ho pregato il Signore per lei affinché si facesse presente nella sua vita ed oggi ho avuto la certezza che il Signore ha ascoltato le mie preghiere, perché sappiamo bene che il Signore viene at- traverso la croce. Chiedo a te cosa poter dire a questa mamma e come poterla aiutare spiritualmente, le ho passato la preghiera di Maria che scioglie i Nodi e spero tanto un giorno che questo nodo si sciolga soprattutto per Giovanni, ragazzo che ho visto nascere e ho cresciuto insieme ai genitori, ci tengo tanto e forse proprio per questo sono qui a chiederti un aiuto perché lo sento un figlio mio. Finisco ora perché hai detto di essere brevi ma dovevo spiegarti la mia richiesta di aiuto. Ti abbraccio forte e ti voglio bene. Antonella (@)
Carissima Antonella,
parto da una considerazione l’importanza del saper porsi delle domande su come aiutare le persone. Questo significa che non si dà nulla per scontato, per partito preso o per ideologia. È il miglior modo per vivere una delle dimen- sioni più importanti della vita: il rispetto. Comprendo il dolore dei genitori nel venire a sapere che il figlio 25enne non è secondo i loro cliché abituali. La cultura odierna fa fatica ad accogliere le persone omosessuali. Parto da un pensiero semplice che è quello di voler bene, amare e accogliere le persone per quello che sono e non per quello che vorremmo noi. Quindi lo sconcerto iniziale può aprirsi alla maturità umana, che conduce all’essere benevolenti, alla benevolenza. Non c’è nulla di cui vergognarsi. Il Papa lo ha ricordato chia- ramente: “Chi siamo per giudicare?” Dall’altra parte ti porto l’esperienza di tante famiglie che hanno vissuto il coming out dei propri figli e solo dove queste hanno manifestato apertura e benevolenza sono riusciti a vivere e mantenere delle belle relazioni con i propri figli. Concludo riportando una frase che ho letto sul testo di Nunzio Galantino, “Nel cuore della vita”, che riporta il significato della parola rispetto di Michail Bakunin: “Io sono un uomo libero solo in quanto riconosco l’umanità e la libertà di tutti gli uomini che mi circondano. Rispettando la loro umanità, rispetto la mia”. Un caro saluto di pace e bene.
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