Sin da bambino il diavolo assaltava Padre Pio: i suoi racconti
Il frate con le stigmate subì per molti anni apparizioni diaboliche
di Gelsomino Del GuercioPadre Pio da Pietrelcina subì sin da piccolo questa battaglia sferrata dal demonio. Nel suo Diario il confratello padre Agostino annota che, insieme alle estasi e alle apparizioni, «cominciarono [per Padre Pio] pure le apparizioni diaboliche che in vent’anni furono sempre oscenissime, umane e soprattutto bestiali».
LE MOLESTIE IN CONVENTO
Anche dopo il suo ingresso in convento, scrive Don Marcello Stanzione nel libro “L’universo demoniaco” (Sugarco edizioni, il diavolo continuò a molestarlo, e sin dalle prime pagine dell’Epistolario tenuto da Padre Pio abbiamo narrazioni della guerra ingaggiata dal maligno contro di lui. Ma è nel convento di Venafro che, proprio padre Agostino, si rende conto di persona di quanto violenta fosse la guerra del demonio contro quel giovane frate di Pietrelcina.
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GATTO O GIOVANE NUDO
La permanenza di Padre Pio a Venafro fu all’incirca di quaranta giorni. In quello stesso Diario, in cui annotava le parole delle estasi mistiche del giovane confratello, padre Agostino scrive: «Le estasi erano sempre precedute o seguite da apparizioni diaboliche. Da principio [il demonio] gli apparì sotto forma di un gatto nero e brutto. La seconda volta sotto forma di giovanette ignude che lascivamente ballavano. La terza volta, senza apparirgli, gli sputava in faccia. La quarta volta, anche senza apparirgli, lo straziava con rumori assordanti. La quinta volta gli apparì in forma di carnefice che lo flagellò. La sesta volta in forma di Crocifisso (…)».
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LE VISIONI DA BAMBINO
Alla figlia spirituale Cleonice Morcaldi Padre Pio rivelò: «Ricordo che tanti mostri si mettevano intorno alla culla per spaventarmi ed io strillavo». Anche al suo direttore spirituale, padre Benedetto da San Marco in Lamis, Padre Pio descrisse le continue apparizioni del diavolo: «Mia madre spegneva il lume e tanti mostri mi si mettevano vicino ed io piangevo; accendeva il lume ed io tacevo perché i mostri sparivano. Di nuovo lo spegneva e di nuovo mi mettevo a piangere per i mostri».
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Gelsomino Del Guercio
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