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Santa Scolastica e San Benedetto, l'ultimo incontro

Le loro vite intrecciate nella santità

di Antonio Tarallo

L’unico testo che ci parla di Santa Scolastica è il secondo libro dei “Dialoghi” di papa Gregorio Magno (590-604). Ma i Dialoghi sono soprattutto composizioni esortative - che propongono ai fedeli esempi di santità, mirando ad appassionare e a commuovere - senza ricercare però il dato esatto e la sicura referenza storica. E inoltre, la sua figura viene proposta solo all’ombra del grande fratello, padre del monachesimo occidentale, San Benedetto.

Sorella gemella del grande santo di Norcia, nacque verso il 480. Il padre, Eutropio Anicio, discendente dall'antica famiglia senatoriale romana degli Anicii, era Generale dei romani nella regione di Norcia. La madre, Claudia Abondantia Reguardati, contessa di Norcia, morì subito dopo aver partorito i due gemelli. Il padre, che aveva dedicato grandi cure ai due bambini, fece voto di destinarla alla vita monastica. La vita di Scolastica e quella di San Benedetto si intrecciano nel cammino di santità.

Scolastica seguì, poi, il fratello che si era rifugiato in eremitaggio a Subiaco. Quando Benedetto fondò l'abbazia di Montecassino, Santa Scolastica fondò il monastero di Piumarola, distante circa sette chilometri dalla famosa abbazia benedettina. Qui, assieme alle sue consorelle, seguendo la regola monastica del fratello, diede origine al ramo femminile dell'Ordine Benedettino.

Fu così che fra i due, venne “istituito” un particolare “rituale”: Santa Scolastica e il fratello, Benedetto, decisero che si sarebbero visti una volta l’anno, in un luogo posto a metà strada fra i due monasteri. Incontri di confidenze spirituali, di preghiera, di lode al Signore. L’ultima volta che si videro avvenne qualcosa di straordinario. San Benedetto, accorgendosi che la giornata stava volgendo al termine, fece cenno ai frati che l'avevano accompagnato ch'era ormai giunto il momento della partenza. I due santi dovevano dividersi, per reincontrarsi l’anno successivo. Scolastica però, in questa occasione, lo pregò di rimanere: gli aveva confidato che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro.
“Ma che dici, sorella mia, non sai che non posso trascorrere la notte fuori della mia cella?”, San Benedetto - così rigoroso alla regola - rispose con queste parole all’amata sorella. Il suo dovere era partire, e così fece. Scolastica, una volta andato via il fratello - così si racconta - cominciò a pregare, in segreto, in silenzio, Dio. Intanto San Benedetto e i frati che lo avevano accompagnato, durante il cammino di ritorno, trovarono un’enorme tempesta di pioggia, di tuoni e lampi. Era impossibile continuare la strada. “Dio ti perdoni, sorella mia, ma che hai tu fatto?”, queste furono le parole del santo di Norcia rivolte a Santa Scolastica, una volta rientrato nella casa deputata agli incontri fra i due. E, così, la sorella - con dolce sorriso - rispose: “Ti pregai di rimanere fino a domani e non mi hai ascoltata; per questo mi sono rivolta al Signore ed Egli mi ha esaudita”. E così, i due santi, assieme ai frati benedettini, trascorsero quella notte tra preghiere, confidenze spirituali, in pii esercizi di pietà. La mattina seguente, San Benedetto riuscì ad avviarsi verso la sua Abbazia di Montecassino.

Tre giorni dopo questo incontro, mentre San Benedetto stava pregando, alzando lo sguardo, vide l'anima della sorella portata in Paradiso da ali di angeli. Cominciò, allora, a lodare il Signore. Fu così che mandò alcuni frati a prendere le spoglie della Santa, per poterle custodire nella propria tomba.


Antonio Tarallo

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