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Padre Clemente Gatti, un testimone della Fede

Papa Francesco in Ungheria e Slovacchia

di Annamaria Puri Purini Torres Carrilho

Negli ultimi giorni, in occasione della visita di Papa Francesco in Ungheria e Slovacchia, sono stati numerosi i riferimenti ai drammatici eventi degli anni passati, quando regimi contrari a ogni tipo di religione governavano su gran parte dell’Europa. Sono state ricordate figure di prelati eroici nell’opporsi all’annichilimento della libertà religiosa, corollario della libertà di pensiero.

A questo proposito, nei mesi scorsi, durante le giornate trascorse in casa a causa del Covid, mi è capitato, per caso, di ascoltare un’audio cassetta il cui contenuto, la testimonianza di un martirio, riporta la cronistoria tragica e drammatica degli eventi che portarono alla prigionia e successiva morte del rettore della Chiesa Italiana d Bucarest, padre Clemente Gatti, francescano, imprigionato, torturato e poi deceduto a causa delle torture subite. Mio padre all’epoca si trovava a Bucarest come addetto alla Legazione italiana. Cedo la parola alla voce narrante che così descrive quei terribili giorni:

“A quell’epoca, un’amica di Stalin reggeva i destini del popolo rumeno, faceva il bello e il cattivo tempo ed era nemica di tutte le religioni, sopra tutto di quella cattolica. Padre Clemente Gatti divenne rettore della Chiesa Italiana di Bucarest, alla fine del 1950, si occupava della comunità cattolica italiana di Bucarest e ai fedeli che frequentavano la Chiesa oltre a svolgere opere di carità là dove fosse necessario. Ai primi del 1951 gli arrivò una lettera di espulsione dalle autorità romene, la Legazione d’Italia, allora retta dall’Incaricato d’Affari, scrisse chiedendo l’annullamento dell’espulsione che fu poi concesso. Restava il dubbio che si trattasse di una trappola e quindi l’Incaricato d’Affari, fece un appello accorato a padre Gatti, a nome del Ministero degli Esteri d’Italia affinché lasciasse la Romania al più presto. Il Padre Gatti pur sapendo a quali pericoli andasse incontro si rifiutò allegando che non poteva abbandonare la Chiesa e i suoi fedeli. Una sera, poco tempo dopo, la chiesa fu invasa da funzionari dei servizi segreti e nonostante le proteste accorate dell’Incaricato d’Affari, trascinarono via Padre Gatti che, imprigionato, processato su false accuse, morì poco tempo dopo a causa delle torture subite. La sua causa di Beatificazione è in corso.”

L’incaricato d’Affari del quale si parla nella testimonianza su padre Clemente Gatti, era mio padre, Giuseppe Puri Purini. Nei suoi diari, descrive quella giornata come la più terribile della sua vita.


Annamaria Puri Purini Torres Carrilho

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