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La devozione di Padre Pio per la Madonna della Libera

Fin da ragazzo aveva forte devozione

di Antonio Tarallo

Il testamento spirituale del Santo di Pietrelcina: “Amate la Madonna e fatela amare”. I regali più belli  sono quelli della mamma. Era l'ultima notte della sua vita terrena e Padre Pio teneva in mano il Rosario di mamma Peppa. Davanti a sé il quadretto della Madonna della Libera. Le mamme - si sa - affidano i loro figli alla Madonna, prima di partire per i viaggi più importanti. Così mamma Peppa aveva fatto con il giovane Francesco prima di lasciarlo partire per il noviziato. Quello di Padre Pio era un amore che potremmo definire “celestiale” per Maria. Il Santo Cappuccino era solito contemplare il volto della Madonna della Libera, quando era ancora a Pietrelcina. Vi è, infatti, un “santino” che lo raffigura ai piedi della statua della Libera con la scritta “Dite a tutti che mi sono cresciuto ai suoi piedi”. Il titolo di “liberatrice” che venne dato dai fedeli - in terra sannita - a questa particolare Madonna ha radici storiche profonde. Dobbiamo, infatti, risalire addirittura al settimo secolo: il ducato longobardo di Benevento, fu assediato dall’imperatore bizantino Costante II. Era il 663. Sotto la guida del Santo Vescovo Barbato, il popolo di Dio pregò la Madonna di liberare la città dal furore greco. Fu allora che San Barbato propagò il culto della “Madonna della Libera”.  Dal Sannio si diffuse in tutto il mezzogiorno.

Tra il frate stigmatizzato a quella “dolce Mammina”  vi era un legame filiale fortissimo. La leggenda - infatti - racconta che nel lontano 1854, la Libera aveva liberato tutto il suo paese da una terribile epidemia di colera e che - con amore materno - continuava a  proteggere dai mali dell’anima e del corpo tutti gli abitanti. Il piccolo Francesco Forgione, come ogni bambino che amava la mamma partecipava senza mai mancare ai festeggiamenti della “Madunnella”, così era chiamata da tutto il popolo. Tra i suoi componimenti scolastici, quando era  adolescente,  ve ne sono alcuni che descrivono con dovizia di particolari i solenni festeggiamenti degli anni 1900-1902: celebrazioni di chiesa e di piazza che per questo piccolo paese, perla del Beneventano,  rappresentavano e rappresentano il momento più importante dell’anno. 

Ma è soprattutto l’epistolario dell’umile frate di Pietrelcina che  testimonia l’intensa emozione provata dal Santo durante il misterioso periodo di permanenza nella sua città natale -  conosciuto come i “sette anni di malattia”, 1910-1916 - quando il giovane sacerdote si recava in parrocchia. “Povera Mammina quanto bene mi vuole. L’ho constatato di bel nuovo allo spuntare di questo bel mese. Con quanta cura mi ha ella accompagnato all’altare questa mattina. Mi è sembrato ch’ella non avesse altro a pensare se non a me solo col riempirmi il cuore tutto di santi affetti. Un fuoco misterioso sentivo dalla parte del cuore, che non ho potuto capire. Sentivo il bisogno di applicarci del ghiaccio per estinguere questo fuoco che mi va consumando. Vorrei avere una voce sì forte per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna”. Queste, le parole che il giovane cappuccino scriveva al suo direttore spirituale padre Agostino il primo maggio del 1912.  Una devozione mariana fortissima quella per la  “Madunnella Nostra”  e che Padre Pio conserverà come un tesoro prezioso per tutta la sua vita a tal punto che - invitato in punto di morte a pronunciare il suo testamento spirituale - lasciò ai suoi figli spirituali soltanto questa breve esortazione: “Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il Rosario”. 


Antonio Tarallo

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