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Fratelli tutti, quel solco tracciato

Papa Francesco continua a percorrere la strada avviata con la scelta del nome

di ORAZIO LA ROCCA

Un’enciclica in continuità con le grandi encicliche sociali dei papi del secolo scorso e dell'avvio del Terzo millennio. È la Fratelli Tutti, la terza Lettera di papa Francesco – dopo la Lumen Fidei del 29 giugno 2013 e la Laudato si’ del 24 maggio 2015 – che pone al centro dell'attenzione mondiale l'uomo come figlio di Dio e creatura bisognosa di amore, cure, sollecitudine umana, specialmente quando è povero, malato, vittima di guerre, malattie ed ingiustizie, dal primo concepimento fino alla conclusione della sua esistenza, al di là di nazionalità, colore della pelle e orientamenti politici.  Un testo scritto col cuore, con l'anima e con la tipica amorevole premura che ogni padre, ogni madre, prova verso i propri figli. E in naturale sintonia con tutte quelle encicliche che nel recente passato hanno segnato il cammino della Chiesa, come la Rerum Novarum di Leone XIII del 1891, la prima enciclica dedicata ai problemi sociali e del mondo del lavoro, la Pacem in Terris di Giovanni XXIII, la Populorum Progressio di Paolo VI, le tre fondamentali Lettere dedicate da Giovanni Paolo II alla promozione umana (Redemptor Hominis, Laborem Exercens e Sollicitudo Rei Socialis) – unitamente alla Centesimus Annus scritta dallo stesso Wojtyla per il centenario della Rerum Novarum. Senza dimenticare le tre Lettere dedicate anch'esse alla promozione dell'umanità intera e alla Fede di Benedetto XVI (Deus caritas est, Spe Salvi e Caritas in veritate), fatiche letterarie che, oltre a segnare il pontificato ratzingeriano, hanno fatto da naturale battistrada all'avvento di Francesco, che con Fratelli Tutti rilancia con forza i richiami e gli appelli dei suoi predecessori in difesa dell'uomo, con speciale attenzione ai più poveri tra i più poveri nei quali “vede” il volto “vero” di Cristo. Ma avendo cura di attualizzare i richiami ai giorni nostri, agli ultimi mesi che hanno stravolto l'umanità intera dal flagello della pandemia, e ai “tanti, troppi conflitti che causano morte e distruzione, costringendo milioni di persone, uomini, donne, bambini, anziani, malati a fuggire dalle proprie terre...”. Fatale, quindi, che la terza Lettera bergogliana ha fatto da detonatore tra le coscienze di tutte le persone di buona volontà, politici, governanti, regnanti, responsabili di comunità, uomini di Chiesa e non, cattolici e non cattolici.

Tra i primi a commentare con espressioni alte e significative, il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella che, nel messaggio augurale in occasione dell'84esimo compleanno compiuto da papa Bergoglio il 17 dicembre scorso, lo ringrazia per la “vicinanza partecipe e solidale” a quanti soffrono a causa del virus, “persone di fedi diverse – o che non ne professano alcuna – nei momenti della prova e della solitudine hanno potuto costantemente avvertire il sostegno e l'incoraggiamento del Papa. I cattolici, in particolare, hanno trovato consolazione e speranza nella salda certezza della Sua generosa preghiera", ricorda Mattarella, specificando, tra l'altro, che “su questo drammatico sfondo si è stagliato ancor più luminoso e alto l'invito a una "fraternità aperta" e all'amicizia sociale che Vostra Santità ha formulato nella terza lettera enciclica del Suo Pontificato, la Fratelli Tutti”. All'intera Comunità internazionale, come anche alla coscienza individuale, Ella ha consegnato un appello esigente al senso di responsabilità che ciascun uomo e ciascuna donna sono chiamati ad avvertire ed esercitare nei confronti degli altri, soprattutto se deboli, poveri, minacciati od oppressi".

Parole e sentimenti emersi anche nei commenti all'enciclica fatti dai vescovi, non solo in Italia. Come, il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi che in una lettera scritta ai “responsabili” delle istituzioni, prendendo spunto dalla Fratelli Tutti, si augura che il 2021 sia l'anno della lotta alle disuguaglianze sociali, a partire dalla "disuguaglianza vaccinale", invocando una "politica vissuta dai 'politici' come una vocazione a servire il bene comune, impegnata a riconoscere i poveri, e non intesa come una mera ricerca del potere". Nella missiva monsignor Lambiasi sottolinea ancora come "permangono le cronicità del Paese, a cominciare dalle enormi disuguaglianze sociali, dalle carenze storiche della sanità, della scuola, del mondo del lavoro". Non meno sferzante il richiamo del cardinale di Bologna, Matteo Zuppi, che – in un incontro fatto con gli studenti del liceo Leonardo da Vinci dedicato alla Fratelli Tutti, pone l'accento sulle criticità del mondo del lavoro e sulle troppe criticità che gravano sulle lavoratrici, “vittime di ingiustizie e di femminicidi”. Il cardinal Zuppi ne ha anche per chi – pochi in verità – tra i cattolici non ha gradito molto l'ultima enciclica. "Chi critica dall'interno della Chiesa Fratelli Tutti – il richiamo dell'arcivescovo di Bologna – non capisce il testo. Si tratta di un testo rivolto a tutti che non è interno alla Chiesa cattolica e aiuta la Chiesa a trovare se stessa. Aiuta a capire perché essere cristiani significa esserlo nel mondo. Tutti nella Chiesa vivono con tanta difficoltà quello che sta succedendo ma anche l'identità, gli scandali, le divisioni. Francesco rimette al centro il Vangelo, nel senso che invita a vivere il Vangelo così com'è. Questo crea problemi perchè il mondo mette paura… dialogare non è annullarsi o diventare sbiaditi, tutt'altro. Chi dialoga sa amare l'altro e sa trovare quello che unisce. È una difficoltà generalizzata. L'esempio più chiaro in Francesco è il suo pensiero sugli stranieri. Ma sta scritto nel Vangelo: 'Ero forestiero e mi avete accolto'. La critica rivela una paura, ma la soluzione è essere in dialogo e in attenzione verso l'altro".

In sorprendente sintonia con Zuppi, Bartolomeo I°, patriarca di Costantinopoli, che – nel suo commento alla Fratelli Tutti – riconosce che “è impossibile per la Chiesa rimanere indifferente" ai "problemi sociali ed ecologici" e "l'obiezione per cui in questo modo la Chiesa si coinvolge nelle ambiguità delle questioni umane ignora la verità secondo cui Cristo ci manda nel mondo per dare buona testimonianza di fede, amore e speranza". Per Bartolomeo I, "fraternità e solidarietà sono il vaccino e l'antidoto efficace contro l'attuale crisi socio-ecologica". E non a caso Francesco lo ricorda nella sua Fretelli Tutti, rivolgendosi a credenti, non credenti, diversamente credenti, e a quanti sono alla ricerca della pace e della fratellanza.

 


ORAZIO LA ROCCA

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