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Dove sono le reliquie di San Matteo?

Un viaggio alla scoperta delle reliquie del santo apostolo

di Antonio Tarallo

La storia del viaggio delle reliquie

Gesù chiama Matteo, e lui lo segue. Così si potrebbe sintetizzare l’esperienza di fede dell’esattore Matteo, di colui che l’artista Caravaggio immortalerà nella sua famosa “Vocazione”, di colui che scriverà uno dei Vangeli più affascinanti. Non si hanno molte notizie sulla vita di questo personaggio. Predicò prima in Palestina e poi in altri paesi dell’Asia Minore e Centrale, soprattutto in Etiopia: non quella detta africana, ma quella che si trovava al Sud del Mar Caspio. E la tradizione gli attribuisce la conversione del re di questo paese, Egippo, e della sua famiglia, avvenuta dopo aver fatto risorgere miracolosamente la figlia Ifigenia che - dopo essersi fatta battezzare - si consacrò al Signore. Però dopo la morte di Egippo, il trono venne usurpato da suo fratello Itarco che voleva sposare Ifigenia. Chiese proprio a Matteo di convincerla, ma si rifiutò a tale richiesta. Ifigenia era del Signore. Per questo gesto ribelle, Matteo fu condannato a morte e Ifigenia fece costruire una chiesa in suo onore. Secondo un’altra tradizione morì invece di morte naturale. Si ignora la data della sua morte né in che momento le sue spoglie furono inviate in Occidente.

Altra leggenda, storia dove la fede si intreccia a documenti storici, a libri che raccontano a episodi che hanno il sapore di fiaba. Dove sono i resti dell’apostolo? Anno 954: i resti - secondo il capitolo 165 del Chronicon Salernitanum, una cronaca scritta intorno al 978 da un anonimo monaco del monastero di San Benedetto di Salerno - sono a Salerno. Qui il santo, tra l’altro, di una grande devozione tanto da esserne il patrono. Ma come sono arrivate a Salerno? Quale viaggio hanno percorso? 

La zona si trovava all’epoca sotto la dominazione longobarda e fu per volere del principe Gisulfo I che le spoglie furono portate a Salerno nel 954. Ma fu sotto i normanni che furono sistemante nell’attuale duomo, dedicato a Santa Maria degli Angeli, nel 1084, nella cui cripta sono ancora conservate. I resti passarono per la Bretagna. Prima di essere trasferite comunque a Salerno le reliquie di San Matteo furono portate nel santuario della Madonna del Granato di Capaccio, a Paestum, tappa intermedia prima di arrivare nella città campana. 

La cripta di Salerno con le reliquie del santo

La cripta costituisce il primo nucleo nella costruzione del duomo della città di Salerno. Alla presenza di Roberto il Guiscardo e dell'Arcivescovo Alfano I, venivano deposte le reliquie di san Matteo, nel marzo del 1801. L’odierna cripta così come la si vede oggi - risale  ai lavori architettonici degli inizi del Seicento, opera degli architetti Domenico Fontana e del figlio Giulio Cesare. Sono stati loro ad aver sfruttato la centralità del sepolcro di san Matteo: hanno fatto in modo, infatti,  che intorno ad essa ruotassero tutti gli altri spazi. 

L'altare si erge trionfante con un bellissimo ed elegante baldacchino. Per ornare l'altare, il Collegio Medico Salernitano donò nel 1666 e nel 1673 due coppie di candelabri in ottone, fatti realizzare da Francesco Rosso. Negli scorsi anni '60 la struttura dell'altare fu totalmente trasformata. Sul lato settentrionale fu eretto un nuovo altare. Qui attraverso una piccola apertura è possibile vedere il sepolcro di S.Matteo. Al centro del doppio baldacchino dell'altare sono collocate due statue gemelle di S. Matteo realizzate da Michelangelo Naccherino, scultore del 1606. L’immagine che troviamo è quella del santo impegnato nello scrivere il Vangelo. Ha un  libro poggiato sul ginocchio sinistro e una penna nella mano destra. Al suo fianco un angelo gli porge un calamaio. E’ l’immagine che tutti abbiamo in mente e che - in una certa misura - delineano il personaggio di Matteo, l’apostolo convertito al Cristianesimo, grazie al raggio di luce che colpì - con amore - il suo cuore. Era l’Amore. Quello di Cristo. 

 


Antonio Tarallo

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