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Celebrazione delle Ceneri, il senso teologico

Inizia il cammino della Quaresima

di Antonio Tarallo

Il senso teologico del rito. Cosa rappresentano le “ceneri”?

La celebrazione delle ceneri come celebrazione penitenziale pubblica rappresenta il rito che dà inizio al cammino di Quaresima. La teologia biblica rivela un duplice significato dell’uso delle ceneri. Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell’uomo. “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…”: così si rivolge Abramo a Dio in Genesi 18,27. Un altro esempio che ci offre la Sacra Scrittura è legato alla figura di Giobbe che, riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione si rivolge a Dio così: “Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). Sono tanti, anzi molteplici i passi biblici in cui può essere riscontrata questa dimensione precaria dell’uomo.
Ma la cenere è anche il segno esterno - il simbolo - del pentimento del proprio “agire malvagio” o comunque non consono alla Legge di Dio: con lo spargimento della cenere sul capo, il fedele decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Infatti, la stessa celebrazione liturgica del “Mercoledì delle ceneri” rinnova questi due aspetti con le seguenti “formule” liturgiche, due frasi che rappresentano, in sintesi, tutta la funzione penitenziale: “Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai” e “Convertitevi, e credete al Vangelo”.

Il Mercoledì delle ceneri e il cammino quaresimale. Ci incamminiamo verso la Pasqua

Il Mercoledì delle Ceneri ricorre circa quaranta giorni prima della Pasqua: dopo questo giorno, si snodano le cinque domeniche di Quaresima e la domenica delle Palme. La data del Mercoledì delle Ceneri dipende quindi dalla data della Pasqua. Secondo la consuetudine, le ceneri da usare per il rito vengono ricavate dalla bruciatura dei rami d'ulivo che sono stati benedetti nella domenica delle Palme dell'anno precedente.

Origine e storia della celebrazione

Negli ultimi anni di pontificato di San Gregorio Magno (604) si cominciò il digiuno quaresimale con il mercoledì precedente la prima domenica di Quaresima. Questo giorno fu perciò chiamato “caput ieiunii”, “inizio del digiuno”, o anche “caput Quadragesimae”, “inizio della Quaresima”. Secondo i rituali romani del VII secolo, la mattina di questo giorno i penitenti si presentavano dai sacerdoti per confessare i propri peccati. Se gravi, ricevevano dal penitenziere una veste di ruvido cilicio cosparso di cenere, con l'ordine di ritirarsi in qualche monastero al fine di compiere la penitenza loro imposta. Durante tutta la Quaresima, fino al Giovedì Santo, giorno della riconciliazione, rimanevano sottoposti a diversi esercizi di penitenza. Con la scomparsa della penitenza pubblica, nacque l'usanza che i fedeli si facessero imporre - nel mercoledì antecedente la prima Domenica di Quaresima - le ceneri sulla testa, in segno di penitenza. Tale uso fu prescritto poi dal Concilio di Benevento del 1091. La benedizione delle ceneri era già in uso nel X secolo, e - come tutte le benedizioni - è da ritenersi un “sacramentale”: ricevendo i fedeli, le ceneri, chiedono con esse lo spirito delle vera penitenza.
Nel secolo XI, la funzione si estese al papa e al clero romano: dalla chiesa romana di Sant’Anastasia (dove si svolgeva il rito pubblico dell’imposizione delle ceneri), il clero e i fedeli - in processione - si dirigevano verso la basilica di Santa Sabina, all’Aventino (uno dei colli della Città Eterna). Il tutto avveniva al canto delle litanie, in abiti di penitenza e a piedi nudi. Il rito a cui oggi partecipiamo si deve alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II.


Antonio Tarallo

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