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La storia di Chiara da Montefalco, monaca con il cuore aperto al mondo

Un libro che approfondisce e racconta la vita della Santa

Chiara d'Assisi, Angela da Foligno, Agnese da Montepulciano, Vanna da Orvieto e tante altre. Fino alla grande Caterina da Siena, passando per Chiara da Rimini e Caterina da Bologna. Con loro anche Chiara da Montefalco. Forse la meno conosciuta. Donne mistiche, rigorosamente concentrate nell'adorazione dello Sposo, chiuse nella preghiera. Donne sicuramente di forte tempra per vivere nel mondo medioevale facendo proselitismo, unite in una missione che, per certi versi, ricorda, secoli dopo, il coraggio dei carbonari che, di nascosto, tramavano per la libertà e inseguivano l'unità d'Italia.

La politica delle "sorelle", unite dalla rigida regola, era a senso unico: la difesa di un ideale religioso che ben presto annoverò le sue seguaci. Già molti anni prima dominavano gli esempi di vita di Chiara d'Assisi e di Francesco. Di Chiara da Montefalco (1268-1308) ben poche notizie biografiche erano finora note. Ad approfondire la figura della mistica perugina è stato il giornalista bitontino Marino Pagano, che la descrive nel suo saggio «Chiara da Montefalco. Una monaca medievale con il cuore aperto al mondo» (Edizioni Fede e Cultura, aprile 2020).

La santa Vergine le apparve mentre era prossima la sua salita in cielo, per indicarle a braccia protese, che lassù tutto era pronto per accoglierla tra i Santi. La montefalchese fu canonizzata nel 1881, per essere stata scelta da Maria per le sue apparizioni. Ma anche per le sue capacità taumaturgiche e la sua vita ascetica. Il libro è un'opera pensata a metà tra approfondimento specialistico e approccio divulgativo.

La "nostra" Santa Chiara, confusa da sempre con l'omonima francescana di Assisi, fu agostiniana ed anche badessa. Una figura, insomma, riscoperta dal lavoro di ricerca di Pagano. Entrò nell'eremo ad appena sei anni con sua sorella Giovanna. Godette di scienza infusa e difese la Fede, mediante il pensiero di Sant' Agostino. Fu nota anche come Chiara della Croce. Ella rientra tra le mistiche italiane del basso Medioevo, un ambito particolare della spiritualità italiana.

L'autore Pagano, la propone «puntando sulla capacità di fare cultura da parte di una claustrale medievale, cultura come proiezione oltre la grata di una conoscenza, sicuramente ingenua ma a suo modo interessante». Chiara aveva il dono della scienza infusa, era capace di dialogare con rilevanti uomini di chiesa o teologi che si recavano da lei in virtù della sua «fama sanctitatis». Non ha lasciato nulla di scritto.

Luca De Ceglia, La Gazzetta del Mezzogiorno



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