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L'anziano, la mamma, il precario. "Noi senza soldi per mangiare"

Mille richieste al giorno alle municipalità

È una corsa senza sosta. L'hanno ingaggiata i volontari in tutti i quartieri di Napoli per portare generi alimentari a casa di chi in questi giorni di quarantena è in gravi difficoltà. Non si tratta solo di clochard conosciuti ai servizi sociali, ma di lavoratori a nero, precari, badanti. Le segnalazioni si moltiplicano: la media è di 100 richieste di aiuto per ogni municipalità. C'è la coppia di vico Moiariello che piange seduta sulle scale disperata. La ragazza madre di due bambini che chiama direttamente al presidente della II municipalità Francesco Chirico: «Ho bisogno del latte da dare ai miei figli».

E la catena di solidarietà parte, organizzandosi intorno a parrocchie e associazioni o in maniera del tutto spontanea. Come hanno fatto Silvia Cialli, cantante del Coro del San Carlo, Anna Fusco, commerciante e Debora Rimonti, guida turistica del San Carlo. Portano un piatto caldo ai bisognosi. Punto di raccolta la tabaccheria di Anna in piazza Trieste e Trento dove arrivano non solo senzatetto, ma anche chi fino a prima della pandemia del Covid- 19 non avrebbe mai pensato di dover chiedere un piatto di pasta.

«Portiamo viveri e qualche volta qualcosa di cucinato» , dice Silvia, fiorentina trapiantata a Napoli. Assistono anche i clochard che vivono in via Morelli. Ad aiutarle c'è anche l'attrice Marina Confalone. In attesa che arrivino i soldi per i buoni pasto stanziati dal governo (a Napoli sono destinati 7,6 milioni di euro) la macchina dei volontari non ha sosta, anche per evitare che gli spazi possono essere occupati dalla criminalità organizzata e qualche segnale del rischio è già arrivato.

Ci sono volontari che portano la spesa casa per casa, quelli che promuovono i supermercati che hanno istituito il carrello sospeso dove è possibile lasciare prodotti acquistati che poi saranno destinati o prelevati direttamente dai bisognosi. Che, purtroppo, continuano ad aumentare. Colpisce la storia dell'anziano del Rione Sanità che non ha neanche la bombola del gas per accendere il fornello e quindi occorre portargli cibo già pronto.

Ai Colli Aminei tra i volontari c'è un'imprenditrice della ristorazione. La sua attività è ferma, così come quella della filiera che la riforniva di prodotti gettando nella disperazione centinaia di persone. La donna sottolinea con amarezza che al contrario di altre regioni qui non si può neanche cucinare cibo d'asporto perché è vietato dalle ordinanze molto restrittive emanate dal governatore Vincenzo De Luca. «Stiamo facendo un lavoro immane, senza sosta per aiutare le persone » dice Ivo Poggiani presidente della II municipalità.

«A Napoli operano circa 15 associazioni - spiega Davide d'Errico, 28 anni - collaborano con parrocchie e Caritas ma agiscono anche con il passaparola per raggiungere quelle persone che provano vergogna nel chiedere aiuto». Come Claudio, pizzaiolo senza contratto di 35 anni, prima dello stop guadagnava quel che bastava per sfamare due bambini e la moglie, oggi non ha un euro per mettere il piatto a tavola.

Michele Esposito, 26 anni, lavorava come "robivecchi". Svuotava le cantine, prelevava mobilia che la gente non voleva più e la rivendeva nei mercatini dell'usato. Oggi con moglie e due bambini di 3 e 6 anni è senza alcun reddito. «La mia fortuna è di vivere con i miei anziani genitori. Andiamo avanti con la loro pensione sociale».

Altre storie altro dolore anche dall'area collinare del Vomero: da dove arriva l'Sos di una giovane malata e sola con due figli piccoli che prima della quarantena faceva servizi in casa. All'Arenella vive un operaio edile padre di tre figli, famiglia monoreddito che ora va avanti grazie ai pacchi con viveri che consegna la V municipalità, guidata da Paolo De Luca.

L'Altra Napoli Onlus, con la gioventù cattolica, l'associazione dei commercianti di Forcella "a' Forcella" e la rete delle parrocchie del territorio, ha lanciato " Invisibili" un'iniziativa finalizzata a sostenere le famiglie prive di ogni reddito. L'obiettivo è quello di raccogliere da donatori istituzionali e privati un importo sufficiente a garantire per un periodo di almeno tre mesi una fornitura settimanale di derrate alimentari di prima necessità per 500 famiglie prive di reddito.

Il progetto, che ha registrato il supporto di Unicredit, Rotary Club Sezione Nord, arciconfraternita Dei Pellegrini, interesserà inizialmente la II municipalità. La fornitura delle derrate alimentari sarà gestita attraverso una cabina di regia, coordinata da Antonio Lucidi, con operatori specializzati. Sono già 160 le famiglie individuate che da lunedì beneficeranno del progetto. «Migliaia di persone - spiega Ernesto Albanese, presidente de L'Altra Napoli Onlus non riescono ad acquistare nemmeno i più essenziali beni alimentari. Sono praticamente alla fame. Si tratta di cittadini " invisibili" ed esclusi dai vari strumenti di sostegno al reddito messi in campo dal governo e dalle istituzioni locali».

Antonio Di Costanzo, La Repubblica



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