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Betori: il bisogno di sguardi nuovi per la ripartenza

La Chiesa in Italia

«Un mondo nuovo ci attende. Ci ispirino i nostri padri che non si lasciarono sconfiggere dalle ricorrenti pandemie, ma da esse risorsero con frutti di progresso, di bellezza e di carità fraterna sempre nuovi. Il Signore benedica il nostro impegno ». Sono parole di fiducia quelle che il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ha pronunciato nella Messa celebrata domenica nel Duomo di Santa Maria del Fiore.

La prima liturgia del porporato nella sua Cattedrale con la presenza dei fedeli, dopo il lockdown «Riprendiamo le celebrazioni eucaristiche domenicali con il popolo - ha detto Betori -. Lo facciamo con la gioia di una comunità che può tornare a condividere il cuore della sua fede; lo facciamo con responsabilità per la salute di tutti, accettando alcune limitazioni che non offuscano tuttavia l' incontro dei credenti con il mistero della Pasqua del Signore; lo facciamo portando nel cuore le morti e le sofferenze di questi giorni come pure i gesti di amore di cui molti stanno dando prova, segni nel tempo della forza della risurrezione».

Rigoroso il rispetto delle indicazioni per le liturgie anti-Covid. Tutti si sono igienizzati le mani con il gel all' ingresso. E al posto delle panche, sia nella navata principale sia nei transetti, sono state posizionate sedie distanziate. Prima della Messa le raccomandazioni: tenere la mascherina, toglierla solo per ricevere la Comunione, rispettare sempre il metro di distanza.

Regole seguite anche dai componenti del coro che hanno tenuto la mascherina durante tutta la Messa. Il cardinale, dopo aver salutato i fedeli, ha iniziato la celebrazione ricordando che, anche se ancora qualcuno non ha avuto modo di accostarsi alla Confessione, può ricevere l' Eucaristia facendo un atto di contrizione del cuore e distaccandosi dai propri peccati, col proposito di confessarsi appena possibile.

Dalla solennità dell'Ascensione Betori ha colto l'invito a uno «sguardo sull'oltre» che invita a guardare al futuro non come semplice «ripartenza», ma «con lo sguardo coraggioso della costruzione di un cosa nuova ». Betori ha ricordato anche la ricorrenza della Giornata per le comunicazioni sociali, con la presenza in Cattedrale di alcuni giornalisti che hanno anche animato la liturgia con le letture e le preghiere dei fedeli.

Quindi la distribuzione della Comunione con i guanti, tra i fedeli fermi nelle loro sedie, il canto finale con le persone al proprio posto per poi uscire in maniera ordinata. Fuori, piazza Duomo con la sua bellezza che parla di Rinascimento: una parola di cui abbiamo particolarmente bisogno. (Avvenire)



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